Dedicato ai miei compagni di viaggio,
a quelli che sono andati via e a quelli che sono rimasti, perchè ogni singolo individuo mi ha insegnato qualcosa ed insieme abbiamo condiviso un milione di bei momenti.
Dedicato al mio Si-fu,
per aver guidato il mio cammino e per aver affrontato insieme a me difficoltà e vittorie. Grazie per tutti gli insegnamenti, i rimproveri ma sopratutto grazie per aver creduto sempre in me.
Dedicato a te,
perchè ti ho incontrato così per caso,
perchè ho iniziato così per gioco, pugno dopo pugno, tecnica dopo tecnica, mi hai fatto scoprire che eri molto più di quello, un qualcosa per cui valeva la pena continuare.
Mi hai insegnato che senza il duro lavoro non ci sono soddisfazioni, ho riscoperto il valore della famiglia, dell'amicizia e della lealtà. Mi hai spiegato come proteggermi sia fisicamente sia spiritualmente, perchè ci sei sempre, silenzioso e paziente, permettendomi di sbagliare e di rialzarmi per provare una volta ancora, aspettando che io cresca come allieva e come figlia. Sei qui, insegnandomi a non aver paura e a credere in me stessa, per la mia vita, per il mio futuro, spero di renderti almeno un chicco di riso di quello che tu stai dando a me, GRAZIE WING TSUN.
INTRODUZIONE
La Biu Tze (鏢指 in cinese, in italiano “dita che penetrano”) è l’ultima forma a corpo libero del Wing Chun, derivata dall'applicazione a mani nude di alcuni principi contenuti nella Bart Cham Dao.
Nella maggioranza delle scuole odierne essa viene insegnata come terza forma, preceduta dalle altre due a mani nude ed il suo insegnamento è riservato agli allievi che raggiungono un livello tecnico-avanzato.
È una forma dinamica, che insegna a tracciare una nuova strada per la linea centrale - una volta persa quella originaria - e ad usare i movimenti del tronco per aumentare l'efficacia delle varie tecniche (nelle altre due forme a mani nude infatti il tronco non si muove moltissimo). Sono presenti pugni, tecniche a mano aperta, gomitate, e passi.
La mia tesi non ha la presunzione di dimostrare una conoscenza accurata e dettagliata della Biu-Tze, anche perchè il mio percorso marziale si è appena affacciato a questo livello; gli argomenti sui quali si sofferma l’elaborato da me proposto riguardano:
- Il concetto di flessibilità, che, presente già dal Chi-Sao, viene trasmesso alle sezioni di Biu-Tze, migliorato e completato in termini di efficacia;
- Non solo pugni a catena ma anche dita che trafiggono;
- Le tre tipologie di gomitate;
Tre punti sufficienti a motivare il titolo della mia tesi: la nuova ricerca della linea centrale nasce dall’utilizzo di una maggiore flessibilità nell’uso del tronco e di tutte le articolazioni, per padroneggiare contemporaneamente tecniche di natura diversa. Ecco perchè diventa importante l’uso del gomito e della spalla, integrando e completando il concetto di cuneo, usato fino a questo livello come l’unico metodo di ricerca della linea centrale.
Il CONCETTO DI FLESSIBILITÀ
All’interno del suo libro sulla Biu-Tze, Grand Master Leung Ting dice che la cosa più importante da allenare è la trasmissione dell’energia da parte di tutto il corpo. Un concetto davvero complesso da spiegare e ancor più da allenare; per questo motivo, Grand Master Leung Ting riporta una similitudine che mi ha colpito particolarmente:
“ogni singolo movimento degli arti deve essere dotato della stessa elasticità di una canna di bambù”.
Questo concetto ha un grande significato filosofico alla base, secondo me; diventare come una canna di bamboo significa anche avere la capacità di svuotarsi, proprio come il bamboo che al suo interno è cavo.
Quando si arriva ad un certo livello nella pratica del Wing Tsun, come delle arti marziali in generale, si deve studiare il controllo del proprio corpo e la trasmissione dell’energia per poter arrivare al concetto di elasticità di cui si parla.
Uno tra i più grandi meriti che il Wing Tsun ha è quello di essere uno dei pochi sistemi di Kung Fu ad usare come parte essenziale dell’allenamento gli esercizi di sensibilità tra cui il Chi-Sau; il più importante in assoluto dove il concetto di flessibilità viene scoperto e allenato duramente.
Personalmente ho trovato un riscontro più profondo integrando l’allenamento col Chi Sau durante le lezioni alla pratica della meditazione mattutina o serale: sedendo senza far nulla, con la bocca semi-chiusa, la lingua contro il palato, in silenzio, non vibrante di pensieri, con la mente osservatrice passiva, senza aspettare nulla, si arriva a provare la sensazione di vuoto come un bambù cavo, liberando il proprio corpo dalle tensioni si percepisce meglio l’energia che ne scorre al suo interno come linfa vitale.
Mantenendo un corretto atteggiamento mentale, questa pratica, riversata già all’interno del Chi-sao, insegna a non essere rigidi, contrapponendo la propria forza a quella dell’avversario, (precetto già contenuto all’interno dei principi base del Wing Tsun Kung Fu) bensì essere fluidi ed elastici.
Motto del Wing Tsun: unire la propria forza a quella dell’avversario.
Il grande passo della Biu-Tze, rispetto alle sezioni di Chi-sao, è il mantenimento dell’elasticità in situazioni fuori dallo schema tradizionale; infatti ci si ritrova a fronteggiare dita che trafiggono, gomitate e passi circolari, per rendere più chiaro il concetto di sensibilità a tutto il corpo, infatti, se non si ha il controllo delle braccia, si passa ai gomiti, se la strada viene occupata anche lì, si passa alle spalle.
E’ proprio grazie allo studio, prima del Chi sao e poi della Biu-Tze che vengono meglio applicati alcuni principi fondamentali del Wing Tsun:
- Principio della molla: prendi ciò che viene e lascia andare ciò che va;
- Principio dell’economia dei movimenti: niente movimenti inutili e non necessari;
- Principio del ponte lungo: braccia piegate, energia dalla punta dei gomiti, braccia tese energia dalle spalle e dal polso;
- Principio della riduzione della distanza: soffocare il movimento nemico;
DITA CHE TRAFIGGONO E DONG SAU
Raggiunto un determinato livello di Wing Tsun si apprende come il corpo, grazie al principio di elasticità, impara a gestire l’energia.
Apparentemente ciò che viene trasmesso all’avversario è un controllo soft, in realtà la trasmissione energetica si propaga in tutto il corpo come un’esplosione fino ad arrivare alla punta delle dita ed è direttamente proporzionale all’elongazione dell’attacco ricevuto dall’avversario.
Il concetto può essere facilmente esposto ricorrendo all’ausilio della legge di Hooke che riguarda la forza elastica: un tipo di forza non costante che può essere generata grazie all’uso delle molle.
Immaginiamo le nostre braccia come delle molle, sappiamo che una molla può essere sia allungata che compressa; nel nostro caso, l’avversario genera una compressione, quindi le nostre molle subiranno un effetto in negativo, al quale interviene una forza elastica che, nonostante la compressione, tenderà ad opporsi all'elongazione per ritornare alla propria lunghezza, detta anche forza elastica di richiamo.
Notiamo a questo punto un sottile particolare decisivo nella tecnica di Wing Tsun: la forza elastica è parallela a l'elongazione ma ha sempre verso opposto.
Se comprimiamo la molla schiacciandola verso sinistra, essa cercherà di ritornare alla lunghezza originaria esercitando una forza verso destra; la forza elastica di richiamo, o meglio definita nel Wing Tsun, energia esplosiva dipende dall’intensità della compressione ricevuta e risponderà a tono come una frusta, dando vita alla tecnica del Dong-Sau, ovvero braccia oscillanti, che propagano l’energia corporea fino alla punta delle dita.
KUP, KWAI, PIE-JARN
La sequenza della Forma Biu-Tze ci presenta tre tipologie di gomitate:
- Kup-Jarn (gomitata che parte dalla testa con direzione bassa)
- Kwai-Jarn (gomitata diagonale inginocchiata)
- Pie-Jarn (gomitata orizzontale tagliente)
Notiamo subito la distanza dal semplice concetto di cuneo per introdurre tutte le direzioni possibili, infatti l’evoluzione dalle sezioni di Chi-Sau è proprio qui.
Il gomito assume un ruolo fondamentale per far sì che la capacità di flessibilità del praticante sia messa a dura prova poiché l’attacco è estremamente ravvicinato.
Kup-Jarn
Questa tipologia di gomitata è sicuramente quella più pericolosa tra le tre proposte ma al contempo stesso è molto difficile da applicare correttamente; probabilmente per questo motivo nella forma si ripete tre volte per lato.
Nella sequenza della sezione di Biu-Tze, il Kup-Jarn è la risposta al Kwai-Jarn dell’avversario e risponde perfettamente al motto del Wing Tsun:
“ fronteggia un attacco con un’altro attacco”.
L’obiettivo di questa tecnica applicata è quello di mirare a colpire la testa dell’avversario e le zone circostanti; zone molto vulnerabili che contano larghe arterie accanto la gola, le orecchie, le tempie e così via.
Kwai-Jarn
Il Kwai-Jarn è la prima gomitata che si studia nelle sezioni di Biu-Tze perchè è la più semplice da applicare.
La gomitata parte sempre dall’alto ma segue una linea diagonale fino a “inginocchiarsi”, intrappolando le braccia dell’avversario; anche questo concetto da vita ad un’altro motto del Wing Tsun, già trovato varie volte all’interno dei programmi allievi:
“intrappola due braccia con una”.
Pie-Jarn
Il termine Pie indica tutti i sinonimi del “tagliare”; il più appropriato sembrerebbe “dilaniare” vista la sua particolare energia.
La sua intensità viene proprio dalla torsione orizzontale che permette all’osso del gomito di penetrare come una spada.
L’obiettivo più comune è il collo dell’avversario dove le arterie della carotide e le terminazioni nervose delle cervicali sono la parte più vulnerabile in assoluto.
I più grandi combattenti sono coloro che hanno studiato a tal punto da far propri i concetti, migliorandoli senza far perderne l’essenza.
Il grande passo che mi propongo da questo momento in poi è quello di essere sempre più flessibile nella gestione dell’avversario. Lo studio della Biu-Tze rappresenta il primo passo verso la concreta consapevolezza che è possibile evolvere il concetto di cuneo dalle braccia, ai gomiti fino alle spalle.
“Be water, my friend”
Bruce Lee
CONCLUSIONI
L’essere creativi e flessibili significa adattarsi a qualsiasi situazione, accettarne i cambiamenti, impiegando la mente a trovare una soluzione alternativa senza abbandonare i principi e l’obiettivo primario ovvero la ricerca della linea centrale.
RINGRAZIAMENTI
Essere una brava Si-je non è soltanto questione di sapere alla perfezione le tecniche del WT ma si tratta soprattutto di provare un gran senso di umanità ed empatia. Ho imparato sulla mia pelle che riuscire ad apprezzare tutti i fratelli non è cosa semplice; subentra quasi sempre il lato umano, la propria personalità, con pregi e difetti ed io per tanti versi ho un bruttissimo carattere. Ed è proprio lì che realizzi la vera sfida.
Con non poche difficoltà si capisce che l’unica cosa giusta da fare è andare oltre, scegliere di avere un atteggiamento positivo, maturo e forte per contrastare gli innumerevoli momenti di tristezza o rabbia. Non si tratta di annullare la propria persona, o il proprio modo di pensare ma di tralasciare tutte le cose che non ci piacciono e concentrarci solo sulle cose che ci fanno star bene, che ci danno soddisfazioni e che ci riempiono di orgoglio. Come l’essere semplicemente chiamata Si-je dai fratelli perché, in quel momento, realmente sai che ti considerano una sorella maggiore, proprio per questo infatti non ho mai costretto o richiamato nessuno ad usare la nomina, perchè io per prima credo che sia una cosa che si deve sentire nel proprio cuore.
Essere una Si je, da un lato, è molto diverso dall’essere Padre, perché puoi goderti ancora molta giovinezza, intesa più che altro come leggerezza.
Puoi scherzare con i tuoi fratelli e sbagliare, ammettendo che quella tecnica non la ricordi, tanto c’è il Si-fu (eheheh),.. ma soprattutto, puoi metterti in gioco, aiutare gli altri a migliorarsi e migliorare insieme a loro.
Essere una Si je, d’altro canto, ti prepara ad essere più responsabile, perché quando la famiglia cresce, come la nostra, il Si-fu ha bisogno di te, di sapere che può contare sul tuo sostegno e di essere consapevole che tu ci sarai sempre per i fratelli e per lui.
Io sono molto fiera di poter essere tutto questo, di poter rappresentare questo ruolo per la IWTSA, per questa famiglia che abbiamo scelto, creato e in cui crediamo fortemente affinchè l’insegnamento del Wing Tsun Kung fu sia uno stile di vita che tutti possano scegliere e non un’arte marziale d’elite per pochi.
Ecco perchè voglio ringraziare tutti i presenti per l’enorme contributo che hanno dato in questi giorni trascorsi insieme e per averci dato la possibilità di conoscervi e di studiare insieme a voi.
Voglio ringraziare il Si-Gung GM Cheng Chuen Fun per averci onorato con la sua presenza ed i suoi insegnamenti.
Ringrazio Si-fu Tam Yiu Ming per averci permesso di crescere ad ogni incontro, per aver dato valore al nostro proposito e per essere la magnifica persona che semplicemente è, mi permetto di chiamarlo amico, oltre che padre.
Ringrazio i tutti i fondatori della IWTSA, che hanno permesso di realizzare tutto questo; senza questi pazzi sognatori, non avremmo questa meravigliosa famiglia.
Un ringraziamento particolare lo rivolgo al mio Si-hing Salvatore La Licata per essere stato una preziosa guida per il mio cammino marziale, per essere la splendida persona che mi sta accanto da dieci lunghi anni, credendo in me ogni giorno. Forse non posso offrirgli il mio tè ma per me resterà sempre un Si-Fu straordinario.
Un ultimo ringraziamento, non per importanza, per concludere, mi sembra doveroso rivolgerlo al GM Ip man e GM Leung Ting, perchè senza le loro onorevoli iniziative non avremmo mai potuto vivere niente di tutto questo.
BIBLIOGRAFIA (BIBLIOGRAPHY)
- The Advanced Wing Tsun Kung Fu set - Biu Tze - The “Trusting-Fingers” set by Grandmaster Leung Ting;
- “Arm-Clinging” - The most Important Wing Tsun Kung Fu exercise - Chi-Sau by Grandmaster Leung Ting
- https://wingtjun.co.uk/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Biu_Tze